Ha avuto il successo sperato la prima sperimentazione partita in Italia, in particolare a Bergamo, con l’uso di un drone e di altri supporti di tecnologia innovativa, per verificare le coperture in Eternit e il loro stato di degrado.
Fino a oggi, infatti, queste operazioni erano fatte da tecnici con tutti i rischi connessi, anche legati all’altezza dei tetti. Con l’utilizzo di questi droni, particolarmente sofisticati, si potrà verificare lo stato di conservazione e decidere di programmare gli interventi secondo il grado di priorità.
La strada e’ quella giusta: innovazione a tutela dell’ambiente.
Il primo obiettivo è la realizzazione di una mappatura dettagliata, in grado di fornire indicazioni sulle zone interessate e sul rispettivo grado di deterioramento dell’Amianto. La conoscenza puntuale del territorio d’azione rappresenta uno step fondamentale per la buona riuscita delle fasi successive, ossia la creazione di una banca dati condivisa per permettere il dialogo tra i database già esistenti, ma indipendenti tra loro e la successiva programmazione degli interventi di bonifica secondo la normativa vigente.
Da una recente intervista a Giuseppe Serravezza, medico oncologo salentino, emergono dati allarmanti dalla regione Puglia.
Un altissimo numero di malati di tumore nel Salento sarebbe collegato a ben 250 discariche abusive di amianto presenti su 30 comuni leccesi. Dunque, come spesso accade, finora il problema non è stato adeguatamente affrontato dalla politica e dalle istituzioni.
Sono tanti gli edifici abbandonati nei vari centri storici costruiti in amianto o comunque con un materiale all’epoca considerato conveniente perché economico e resistente al calore e da quando è cominciata la bonifica molti hanno pensato di abbandonare questo materiale nelle campagne, considerato l’elevato costo dello smaltimento ufficiale.
Basti pensare che per smaltire una lastra di amianto di poco più di un metro, occorrono ben 350 euro, che ovviamente non tutti sono disposti a spendere.
Le coperture in AMIANTO, fino al 1992 (anno in cui la legge italiana ha finalmente vietato l’uso di questo materiale) erano diffuse in ogni città, data la grande versatilità del materiale.
Quello che non si sapeva era che le intemperie, il vento e gli agenti atmosferici avrebbero corroso l’amianto, con il conseguente rilascio di micro filamenti cancerogeni nell’aria.