Lo scorso 19 giugno 2018 si è tenuta una conferenza stampa-seminario promossa dall’Ona sul tema “Come la ricerca può sconfiggere i tumori da amianto: le ultime scoperte scientifiche”.
I dati, esposti dal presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto Ezio Bonanni, nel “Libro bianco delle morti di amianto in Italia”, sono allarmanti: nel 2017 in Italia i casi di mesotelioma sono stati 1.900 con 1.800 decessi;
Oggi la quantità di amianto da bonificare in Italia è elevatissima: circa 40 milioni di tonnellate, tra materiale compatto e friabile. Alto anche il numero dei siti contaminati: quelli industriali sono circa 50.000; gli altri, tra i quali edifici pubblici e privati sono 1.000.000; i siti di interesse nazionale 40, mentre le scuole esposte sono ben 2.400, 1000 le biblioteche e gli edifici culturali, 250 gli ospedali. A chiudere il drammatico quadro risultano ancora operative tubature della rete idrica in amianto, pari a circa 300.000 km.
Da una recente intervista a Giuseppe Serravezza, medico oncologo salentino, emergono dati allarmanti dalla regione Puglia.
Un altissimo numero di malati di tumore nel Salento sarebbe collegato a ben 250 discariche abusive di amianto presenti su 30 comuni leccesi. Dunque, come spesso accade, finora il problema non è stato adeguatamente affrontato dalla politica e dalle istituzioni.
Sono tanti gli edifici abbandonati nei vari centri storici costruiti in amianto o comunque con un materiale all’epoca considerato conveniente perché economico e resistente al calore e da quando è cominciata la bonifica molti hanno pensato di abbandonare questo materiale nelle campagne, considerato l’elevato costo dello smaltimento ufficiale.
Basti pensare che per smaltire una lastra di amianto di poco più di un metro, occorrono ben 350 euro, che ovviamente non tutti sono disposti a spendere.
Le coperture in AMIANTO, fino al 1992 (anno in cui la legge italiana ha finalmente vietato l’uso di questo materiale) erano diffuse in ogni città, data la grande versatilità del materiale.
Quello che non si sapeva era che le intemperie, il vento e gli agenti atmosferici avrebbero corroso l’amianto, con il conseguente rilascio di micro filamenti cancerogeni nell’aria.